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- Pronto?
- Pronto… Jet? Sei tu?
- Sì, sono io. Chi è? Punma?
- Sì… amico, sono io… ho bisogno di voi… potreste raggiungermi? Immediatamente…
- Che succede, amico? Non mi piace il tuo tono…
- Jet… ti spiegherò tutto… quando sarete arrivati. È molto importante per me…
- Non devi dire altro. Lo dico ai ragazzi e saremo da te al più presto.
- Jet…
- Dimmi, Punma.
- Puoi rintracciare anche Joe? Sai dove si trovi?
- È così grave?
- Se non sapessi quanto è debole in questo momento, ti chiederei di dirlo anche a 003… Ma qui è la stagione delle piogge, infezioni ed epidemie sono all’ordine del giorno, per non parlare del viaggio… così faticoso… non posso chiederle tanto.
- COOOOOOOOSA???? IO NON CI POSSO CREDERE! Non ci posso credere! No, non ci posso credere!
- Questo lo hai già detto, Jet. Passa avanti, su!
- Come fai a restare così calmo, Albert!?! IO… non ci posso credere!
- mi sa che si è incantato il disco…
- io non ci posso credere! Tu, ci puoi credere, Joe? Io non ci posso credere!
- Ricomincia…
- Stai andando avanti così da mezz’ora…
- No, fermi tutti! Voi volete farmi credere che io sono l’unico sorpreso? E… sconvolto! Noi viviamo insieme tutto il giorno, tutti i giorni, eccetto periodi di vacanza… certo… ma poi sempre insieme. Gomito a gomito. Missione dopo missione. Abbiamo rischiato di rimetterci le penne… quante volte? Non si contano! E stavamo insieme… Tutto il giorno, tutti i giorni. Nella stessa casa… Dio! Io non ci posso credere che TU non abbia mai avuto il “tempo” per dirci una cosa simile!
- Jet… non è che fosse un segreto… è solo che non l’ho mai detto a nessuno…
- Ma perché?!?! Dico… hai visto Françoise e Joe inseguirsi e vivere male il loro rapporto… io ho praticamente ammazzato una ragazza rifiutandola…
- Jet… tu non hai ammazzato nessuno… perché tiri sempre fuori la storia di Jiuly… e la stravolgi per giunta! è insensato!
- Insensato? Insensato a me, dici??? E a lui? A lui che dici? No, aspetta! Non dirmi che nascondi anche tu qualcosa del genere?!?!
- Jet della mia vita sentimentale sai tutto, tranquillo.
- Sì, che è morta con Hilda! E tu, Geronimo? Che nascondi? Figli? Una compagna? Non sarai gay?!
- Avresti qualcosa da ridire in quel caso?
- Beh se vivessimo nella stessa casa da dieci anni e non mi dicessi una cosa così importante … sì che avrei da ridire…
Sei gay?
- No.
- Jet, vedi di darti una calmata, ok, amico? Magari Punma ha qualcos’altro da dirci… tipo com’è che è ridotto in questo stato…
- Sono qui per vedere el comandante Gabrièl.
Pioveva a dirotto e tutto l’accampamento era ricoperto di fango. Punma era in una tenda militare e parlava ad un uomo seduto ad un tavolo su cui erano sparsi alcuni documenti e mappe. Tutti si voltarono a guardarlo quando sentirono la sua richiesta. L’uomo dalla corporatura imponente, rivestito di armi e cinto da proiettili di grosso calibro e granate, lo squadrò da capo a piede senza alzarsi. Tirò una potente aspirata dal grosso sigaro che aveva tra le dita e soffiò il fumo in direzione di Punma.
- Ce l’hai d’avanti!
Punma gli rise in faccia.
- Tu non sei il comandante Gabrièl!
Gli voltò le spalle, andò nello spiazzo al centro dell’accampamento e cominciò a urlare.
- GABRIEEEEEEEEL! GABRIEEEEEEEEEL!
Tutto l’accampamento si voltò in direzione di Punma e poi presero a guardarsi l’un l’altro.
- Ehi tu! Chi diavolo pensi di essere!?
Un uomo, che era al fianco del sedicente comandante Gabriel, si avvicinò minaccioso e sferrò un pugno diretto in faccia a Punma, che si limitò a scansarsi. Cadde rovinosamente nel fango. Qualcuno rise. Altri si avvicinarono.
L’uomo si rialzò e colpì Punma alle spalle con tutta la sua forza. Punma non accusò il colpo che avrebbe steso chiunque e continuò a chiamare a pieni polmoni.
- Gabrieeeeeeeeeeeeeeeeeeel!
Fu circondato da uomini che presero a colpirlo a mani nude. Punma non si difese. Cercò di schiavare quanti più colpi riuscisse, senza però cercare di colpire nessuno.
Uno di quegli uomini, vedendo che Punma non cedeva ai colpi e non smetteva di chiamare il comandante Gabrièl, prese una grossa spranga di metallo e lo colpì alla nuca. Punma cadde in terra e fu ricoperto da calci e colpi in ogni parte del suo corpo. Un uomo qualunque sarebbe morto se colpito da tanta ferocia, ma lui era ancora lì, chino a terra, con la bocca sporca di sangue e la voce spezzata chiamò ancora.
- Gaa… brieeeel…
- FERMI!
La voce di una donna riuscì a fermare la furia di quegli uomini. Si avvicinò per guardarlo in volto.
- Tu devi essere Punma… Sta zitto e lascia parlare me…
Gli disse a bassa voce.
Il sedicente comandante Gabrièl si alzò dalla sua postazione e si rivolse alla donna.
- Conosci questo tipo?
- No, ma è evidente che conosce il comandante Gabrièl… forse può esserci utile…
- Portatelo nella mia tenda!
Gli uomini lo sollevarono a braccia. Punma si divincolò da loro e seguì i due nella tenda.
- Ultima chiamata per il volo 5674 per Madrid-Barajas. I passeggeri del volo 5674 per Madrid-Barajas sono pregati di portarsi al gate B21 per l’imbarco immediato. Ripeto. Ultima chiamata per il volo 5674 per Madrid-Barajas. I passeggeri del volo 5674 per Madrid-Barajas sono pregati di portarsi al gate B21 per l’imbarco immediato.
Punma sfogliava annoiato un giornale. Lo chiuse. Lo rigirò. Lo riaprì. Pagina dello sport: El niño acquistato dall’Atlético El Vigía… Sbuffò. Il suo aereo aveva avuto un guasto e tornando da Sao Paulo diretto verso Tokyo aveva dovuto effettuare uno scalo imprevisto ed indeterminato a Caracas.
Guardandosi attorno poteva leggere le differenti emozioni sui volti dei viaggiatori, alcuni eccitati per il viaggio, altri annoiati dall’attesa come lui, altri ancora erano agitati dalla paura di volare.
Fu allora che vide una scena che lo colpì molto. Una donna stava salutando la sua famiglia con quello che sembrava un addio più che un arrivederci.
- Non so perché e non so come sia potuto effettivamente essere possibile… Fu solo un secondo, incrociai il suo sguardo e sentii tutto lo strazio di quell’addio. Chiamatela empatia, chiamatelo colpo di fulmine, chiamatelo come vi pare. Era così bella… la guardai ed in un istante sentii che io e lei eravamo la stessa cosa e provavamo gli stessi sentimenti… non so come, ma ne ero certo.
Non so se voi avete mai provato qualcosa di simile in tutta la vostra vita... Se sì, potete capirmi; altrimenti credo che possiate solo vagamente immaginare cosa mi abbia preso in quel momento. Io per primo non credevo a questo genere di cose. Eppure mi sono ritrovato lì, in quell’aeroporto in cui ero capitato per un guasto. Non mi dovevo fermare lì… non dovevo fare scalo… non era programmato… e non avrei dovuto essere lì da solo: Joe doveva tornare con me a Tokyo, ma poi all’aeroporto decise di partire per l’Europa… Non me lo dicesti, Joe… ma pensai che rincorressi Françoise e non ti chiesi nulla…
Insomma mi ritrovai lì e la vidi per la prima volta. Salutata la sua famiglia, si diresse verso il bagno… ecco… dovrei vergognarmi a raccontarvi certe cose… ma … insomma la seguii, aspettai qualche minuto fuori dal bagno, ma non usciva… ad un certo punto mi convinsi ad entrare, ma uscì urtandomi. Aveva raccolto i capelli e s’era cambiata d’abito, ma era lei… tra le mie braccia… la guardai, mi riconobbe… e pianse.
Un gentiluomo non dovrebbe raccontare certe cose, nemmeno ai suoi migliori amici… ma ecco… noi ci amammo da subito. E fu il motivo per cui mi trattenni quattro giorni a Caracas…
- No, aspetta… Stai parlando di quella volta che perdemmo le tue tracce per giorni? Ci dicesti che il tuo aereo aveva avuto un guasto, che eri uscito per fare un giro e poi avevi perso l’aereo per cui ti eri fermato a fare il turista…
- Non era poi così lontano dalla verità…
In quei quattro giorni ci raccontammo tutto di noi…
- Tutto?
- Tutto! Lei sa di me… di noi… ed io di lei…
- Ecco veniamo al dunque. Punma, ci hai fatti venire qui, ci hai chiesto di aiutarti a liberare tua moglie… Ma lei… chi è? E perché è tenuta prigioniera?
- Sta giù!
Isabel schiacciò con forza la testa di Estella verso il basso. Una camionetta piena di soldati governativi passò sul sentiero sterrato e fangoso, senza vederle. La foresta pluviale le nascondeva nella fitta penombra.
- Scusa, Isabel…
- Ci manca solo che ci catturino proprio adesso!
Isabel si rialzò, spostò il fucile automatico che portava a tracolla dalla schiena in avanti, imbracciandolo. Estella la imitò subito. Si rimisero in cammino attraverso la foresta. Avevano un lungo cammino da affrontare.
- Isabel Sancez Gabrièl… meglio conosciuta, o meglio… conosciuto… come el comandante Gabrièl, comandante della guerriglia insurrezionalista del Balovar.
- No, no… Ferma!
Lo interruppe Jet incredulo.
- Tu mi stai dicendo che:
el comandante Gabrièl, il comandante della guerriglia insurrezionalista, nemico pubblico numero uno del governo ufficiale, che ha guidato nel più stretto anonimato la rivoluzione in Badovar, mettendosi contro il dittatore Olivar, è in realtà una donna…
- Si…
- E che tu, un guerriero cyborg, impegnato nella lotta contro i mercanti d’armi noti come i fantasmi neri, non so quando ma, ce lo spiegherai, l’hai sposata?
- Si…
- Ok adesso ditemi che babbo natale esiste ed è in realtà un lottatore di Sumo impegnato nella lotta contro i contrabbandieri e i cacciatori di foche in Antartide e siamo a posto…
Estella fece giusto a tempo a riprendere faticosamente a respirare che di nuovo quell’energumeno le rinfilò la testa in acqua. Quando le sembrò di svenire per l’asfissia di nuovo le tirò fuori la testa.
- Estella te lo chiedo per l’ultima volta… Cos’è successo al comandante Gabrièl?
- Non sto mentendo… coff coff… Luìs, lo sai… coff coff… io ed Isabel siamo cresciute insieme…
- E sei sempre stata gelosa di lei!
- NO, NON è VERO!
Luìs fece segno e di nuovo l’energumeno la spinse verso l’acqua. Estella fece resistenza, ma di nuovo ebbe la peggio. Poi fu scaraventata a terra.
- State solo perdendo tempo prezioso! Noi dovremmo andare là a salvarla!!
- Certo … come no! Salvarla a forteza de la isla…Ci vuoi consegnare tutti al governo! Come hai fatto con el comandante!
- NO! Isabel… Isabel mi ha chiesto di accompagnarla alla fazenda do cafè…
- Ha chiesto di essere accompagnata a te… Con tutti gli uomini che sono qui… tutti più in gamba e forti di te!
- Isabel di me si fidava!
- E ha fatto male!
Estella si rattristò…
- Su questo non posso darti torto… qualcun altro l’avrebbe salvata, e invece lei ha salvato me…
- Raccontami ancora questa storia.
le chiese Luìs mentre si accendeva un sigaro.
- Camminavamo nella foresta, lungo il sentiero, abbiamo incrociato una camionetta di soldati, era la terza in realtà che incrociavamo. Isabel mi ha spinta per non farmi scoprire, ma sono caduta in una scarpata e mi sono slogata una caviglia. I soldati sono scesi dalla camionetta attirati dal rumore e mi avrebbero catturata se Isabel non avesse attirato la loro attenzione con dei colpi di fucile. È stata l’ultima volta che ho visto Isabel. Ho aspettato invano che tornasse a prendermi, ma non è più tornata.
- Françoise… Ehi Françoise! Svegliati!
Françoise era sfinita e s’era addormentata sul divano.
- È l’ora della sbobba! Su! Andiamo in camera tua!
- Jet… non ce la faccio.
Si riaddormentò. Era la seconda sera di fila che non riusciva a tenersi sveglia all’ora della terapia. Jet la prese in braccio e la sollevò con delicatezza. Era diventata molto magra e pesava come una piuma. La portò in camera sua e l’adagiò sul letto. Le attaccò la flebo con la sua terapia nutrizionale, che lui chiamava “sbobba”. Riaprì gli occhi.
- Scusa, Jet. Non riuscivo a stare sveglia.
- Tranquilla, piccola. Tanto sei una piuma ormai… ed io un ragazzo forte!
Il dottor Gilmore ha aumentato la dose di acido gluta-qualcosa e da domani starai meglio, anzi dice che forse potresti soffrire d’insonnia… mi raccomando non chiamare me, se non riesci a dormire!
- Domani andrai a Caracas…
- Già… Punma ci ha chiesto aiuto… ma non preoccuparti, il dottore si occuperà di te personalmente…
- Non è questo che mi preoccupa…
Sospirò.
- Jet… domani lo rivedrai?
- Uhmmm… dovrebbe essere già a Caracas a quest’ora.
Rispose sapendo benissimo a chi si riferisse.
- Tu sai dove si trova, vero? Lo hai contattato tu…
- Te l’ho detto… è a Caracas…
Disse elusivo.
- Jet, lo sai che intendo, non fare il finto tonto con me!
- Fran… devi solo essere paziente… poi saprai tutto anche tu. Non ti vuole tenere nascosto nulla, vuole solo che tu sia tranquilla e che tu ti riprenda.
- Io non capisco… se è in missione come può precipitarsi a Caracas ad aiutare Punma?!
- Ehi… ti stai agitando troppo … e non mi piace! Su, fa la brava bambina e presto torneremo tutti.
- Ho l’obbligo morale di dirvi che non sarà una passeggiata, neanche per noi cyborgs. Il sistema di sorveglianza, l’ingente quantità di soldati governativi a guardia, le risorse impiegate… non hanno mai consentito a nessuno di evadere o di fare breccia a forteza de la isla. Per non parlare del fatto che usano gli stessi prigionieri come scudi umani per evitare ogni genere di rappresaglia.
- Ho sentito parlare di questo posto… è un campo di prigionia sotto osservazione dell’ONU da diverso tempo ormai e l'Alto Commissario per i Diritti dell'Uomo ha anche protestato contro le condizioni di detenzione dei prigionieri.
- Ad oggi i detenuti sono circa 500, ma solo per 10 di questi è stato formalizzato un capo d'imputazione con conseguente rinvio a giudizio. I reclusi non sono classificati dal governo come prigionieri di guerra, né come imputati di reati ordinari, il che potrebbe garantire loro processi e garanzie ordinarie, ma sono invece ristretti come detenuti senza altro dichiarato titolo. Il Segretario della difesa del governo di Badovar ha dichiarato che questi prigionieri sarebbero "combattenti irregolari" cui non si applica "alcuno dei diritti della Convenzione di Ginevra"… Ti lascio immaginare cosa è possibile che avvenga in quel luogo… i peggiori crimini col beneplacito del governo!
- Posso solo immaginare come ti senti, amico. Se tua moglie è lì, dobbiamo salvarla!
- Ti ringrazio, Joe. Contavo sul vostro aiuto.
Isabel ed io ci incontravamo qui, in questa baracca sperduta nella foresta, due volte l’anno, durante il periodo delle pioggie, quando la guerriglia e l’esercito governativo subiscono un blocco delle attività per almeno dieci giorni.
Isabel mi aveva fatto promettere che, se non si fosse fatta viva, io non l’avrei cercata. E così ho fatto… la primavera scorsa, ma quando per la seconda volta l’ho attesa qui invano… mi sembrava di impazzire… ho dovuto andare a cercarla!
All’arrivo al terminal Joe trovò Punma molto provato, non solo fisicamente. Non lo aveva mai visto così e non per le ferite, l’occhio nero ed il viso gonfio. Lo aveva già visto in quello stato, ma mai lo aveva visto così turbato e preoccupato. Punma gli strinse la mano.
- Grazie per essere venuto!
- Non dirlo neanche, Punma. Lo sai che non mi diverto ad essere “in isolamento”. Lontano da voi e soprattutto da lei… Anche se so che non verrà… sarebbe stata la prima ad essere qui, la conosci, se il suo stato di salute glielo consentisse… per me è una vera sofferenza non poter essere con lei, non poter neanche vedere come sta…
Era un atteggiamento del tutto nuovo per Joe. Non aveva mai parlato così espressamente dei suoi sentimenti men che meno di lei con i suoi compagni. Mostrava una nuova consapevolezza e determinazione.
- Posso capire come ti senti…
Joe fece una smorfia
- Non credo.
- E invece sì, amico. E invece sì…
Disse sibillino.
Dopo l’arrivo di Jet, Geronimo ed Albert, Punma si diresse verso una jeep 4x4.
- Dove ce ne andiamo con questa bellezza?
Chiese Jet, incuriosito dal tipo di auto di Punma.
- Dovremo varcare il confine del Badovar attraverso la foresta pluviale, lontano dai controlli governativi.
- Badovar? E perché siamo atterrati a Caracas? Non potevamo andare direttamente lì?!
- Jet… Probabilmente Punma vuole entrare in Badovar senza che il governo ufficiale lo sappia… So che lì la dittatura è schiacciante e i turisti stranieri non sono ben accetti…
- Non vogliono che all’estero si sappiano i loro misfatti.
- Spero tu non ci abbia fatto venire qui per prendere parte al movimento insurrezionalista… ho sentito che stanno dando filo da torcere al governo, ma io non mi immischierei in queste faccende…
- Sono faccende che non ti riguardano!
- Ma… Isabel!
- Ho detto di no, Punma! Non è una tua battaglia! E non voglio il coinvolgimento di nazioni estere che poi pretenderebbero di governare il mio Paese! Li conosco certi ricatti internazionali… verrebbero qui a fare i salvatori e poi pretenderebbero di sfruttare le ricchezze del Badovar… La mia risposta è No!
- Sei testarda come un mulo!
- Come te…
Gli sorrise maliziosamente. Punma non le riuscì a resistere, non ci riusciva mai. La baciò ancora e ripresero ad amarsi in quella baracca sperduta nel cuore della foresta, lontana dal resto del mondo, mentre fuori la pioggia scrosciava furiosa.
Joe si risvegliò su quel letto improvvisato e ci mise qualche secondo per ricordare dove si trovasse. Come stava facendo da quando era arrivato in Badovar, pioveva a dirotto. Punma era l’unico a non dormire, era seduto su una sedia e guardava fuori la pioggia scrosciante. Joe si stirò, si rialzò e andò verso l’amico. Posò una mano sulla sua spalla.
- La ritroveremo, Punma.
Punma si voltò verso l’amico, sorrise e fece cenno di sì con la testa.
- So che è ancora viva. Lo so, lo sento.
Joe prese a guardare anche lui fuori dalla finestra, la pioggia non accennava a smettere. Tutti riposavano dopo il viaggio: avevano attraversato mezzo mondo per essere lì, accanto al loro amico. La loro era un’amicizia unica e speciale. Anche se nessuno di loro aveva minimamente immaginato il motivo per il quale Punma li aveva convocati lì, nessuno s’era tirato indietro, nemmeno quando avevano saputo che Punma aveva nascosto loro una cosa così importante della sua vita.
- Non avrei dovuto nascondervi una cosa del genere… ma non sapevo proprio come dirvelo…
- Non pensarci, Punma. Io sono l’ultimo a poter giudicare il tuo comportamento. Non ho fatto che nascondere a me stesso e agli altri i miei sentimenti… Ho dovuto sbattere il muso contro la mia stupidaggine per capire quanto ero cieco, e tutto ciò a discapito della persona a me più cara al mondo…
- Non essere così severo con te stesso, amico! Capita a tutti di sbagliare ed essere obiettivi sui propri sentimenti è la cosa più difficile da fare! In genere certe cose sono chiare a tutti tranne che ai diretti coinvolti.
- Eppure per te non è stato così… Ieri ci hai raccontato di quando tu ed Isabel vi siete conosciuti… del fatto che vi siete riconosciuti subito… Io… io mi sono ricordato di quando ho visto per la prima volta Françoise, su quella scogliera su cui c’eravate tutti voi… lo ricordi, Punma?
- Sì, certo… era la prima volta che ti vedevamo tutti. Nutrivamo grandi speranze in te, ma non sapevamo ancora se tu ci avresti aiutato o saresti diventato un nostro nemico… Menomale ci fosse Françoise con noi!
Joe rise.
- Ahahaha…no… volevo dire che… anche io ho provato quella sensazione, che tu hai descritto, quella specie di scossa… ma io… non sono stato capace come te, di riconoscerla subito… e mentre ne parlavi… io… io sono stato così invidioso… perdonami, Punma!
Punma gli diede una pacca sulla spalla e gli sorrise.
- Isabel mi ha insegnato che, quando desideri una cosa, i tuoi sentimenti per chi l’ha già ottenuta fanno la differenza tra ammirazione ed invidia. Conoscendoti, sono certo che non hai mai desiderato che altri fossero infelici perché tu fossi felice. Quella è invidia: il voler togliere agli altri ciò che tu desideri. La tua invece è ammirazione: sei contento per me, anche se sei triste perché tu non hai lo stesso.
Joe gli sorrise, aveva ragione.
- Isabel deve essere una persona speciale! Devo proprio conoscerla!
Pumna si voltò improvvisamente.
- Hai sentito?
Il rumore si ripetette. Joe e Punma impugnarono le loro pistole. Gli altri si svegliarono intorpiditi. La porta della baracca si spalancò, una figura incappucciata comparve. Gli puntarono contro le pistole.
- Fermi! Sono io… Estella!
- Estella… che ci fai qui?
- Sono venuta a fermarti! Andare a forteza de la isla è un suicidio!
- Non preoccuparti, Estella, non siamo uomini comuni… riusciremo a salvare Isabel!
- Chi sono questi uomini?
- Amici!
- Sei pazzo, se pensi di poter salvare qualcuno da forteza de la isla! Isabel non vorrebbe che tu rischiassi la vita per lei!
- Lo so… ma io devo farlo!
- No! È un’idiozia!
- Estella… fidati! Se è ancora viva, Isabel sarà presto tra voi!
Estella si vide alle strette.
- Isabel è viva… ma non è là…
Estella sedette e portò la testa tra le mani. Punma e gli altri furono sorpresi di quell’affermazione così certa e stravolgente di Estella.
- Io… ho fatto una promessa ad Isabel… Non avrei mai detto a nessuno la verità… ma non posso permetterti di rischiare la tua vita per andarla a cercare dove non la troverai… Isabel non è stata catturata… è andata via…
- Andata via? Ma che stai dicendo?! È impossibile! Estella spiegati meglio!
- Io sapevo di voi due… Ero forse l’unica persona al mondo che sapeva di voi… Isabel ed io siamo cresciute insieme ed io l’avrei seguita fino in capo al mondo… è sempre stata una donna piena di carisma… Quando mi chiese di aiutarla a varcare il confine… non potevo credere alle mie orecchie… ma mi chiese di fidarmi di lei e questo mi bastò… ed aveva ragione: il governo ufficiale non sa chi sia “el comandante Gabrièl” e la notizia della cattura di Isabel non ha scalfito la resistenza… Luìs ha preso il suo posto degnamente e tutto procede come sempre ora… se invece avessero saputo che se ne era andata… che aveva lasciato il commando… sarebbe stato un duro colpo…
- Ma perché se ne è andata? E dove?
- Non lo so! Credimi, Punma! Io pensavo fosse venuta da te! A questo punto non so cosa pensare… forse i suoi genitori hanno avuto dei problemi…
- E come avrebbe fatto a saperlo? Sai benissimo che è impossibile comunicare con voi! No… la cosa non mi quadra… Non starai cercando di tenermi lontano da forteza de la isla? È stata lei a dirti di farlo? Parla!
Punma era fuori di sé. Aveva preso a scuotere Estella, che non reagiva.
- Ti ho detto la verità… l’amavo… l’amo come una sorella. Se fosse a forteza de la isla andrei lì con voi. E puoi anche uccidermi, è questa la verità. Sto solo cercando di impedirti di andare verso una morte certa, Isabel non me lo perdonerebbe, se te lo lasciassi fare.
Punma entrò nel ristorante col cuore in gola. Un campanellino annunciò il suo ingresso dalla porta principale. La vide. Stava spazzando tra i tavoli. Dapprima lei non si accorse di lui.
- Siamo ancora chiu…
Lo vide, le cadde la scopa dalle mani. Gli corse incontro. S’abbracciarono e si baciarono. Il loro amore non era cambiato. Poi lei si scostò…
- Che ci fai qui?
- Io che ci faccio qui? Che ci fai tu qui?!?!
- Non ci posso credere…
Punma non riusciva a guardarla in faccia. Ed anche Isabel aveva gli occhi bassi e non riusciva a guardarlo negli occhi. Si stringeva curvandosi nelle spalle e non riusciva a dire altro.
- Non posso credere che tu abbia lasciato tutto alle tue spalle per venire a lavorare qui, nel ristorante dei tuoi…
- Ero stanca di quella vita… ero in cerca di serenità…
- Sapevi dove ero, avresti potuto contattarmi…
- Per fare cosa? Venire a vivere in un’altra base segreta? Non era quello che cercavo… e non posso certo chiederti di abbandonare tutto e venire qui, con me, a vivere una vita … normale…
- Io non posso… Lo sai… i fantasmi neri mi troverebbero prima o poi… metterei in pericolo anche te…
- Lo so… lo so…
Disse con una strana consapevolezza.
- Allora… questo è un addio…
- Già…
Gli occhi di Isabel divennero lucidi, poi un bagliore li attraversò, rialzò la testa e lo guardò dritto negli occhi.
- Sei l’unico che io abbia mai amato… e che amerò per sempre…
Punma si alzò, deluso, disperato, distrutto. Non aveva nulla da offrire ad una donna, soltanto il suo amore. Andò via, senza dirle nulla.
Isabel lo vide andar via. Aveva anche lei il cuore a pezzi, ma era una donna forte e di carattere. Nella sua vita aveva sempre rigidamente rispettato una scala di priorità. Aveva rinunciato alla sua vita, alla sua identità per la sua nuova priorità ed ora sapeva di poter anche mentire all’uomo della sua vita per quella priorità, che aveva solo tre mesi di vita.
Isabel si rialzò dal letto e con uno strattone rubò le lenzuola a Punma.
- Ehi!
Protestò. Lei rise lievemente. Si avvicinò alla finestra e sospirò.
- Sta per smettere…
Si voltò verso di lui con un sorriso amaro, consapevole che di lì a poco si sarebbero salutati per rivedersi, forse, dopo sei mesi.
Punma la guardò con tenerezza. Era bellissima avvolta in quel bianco lenzuolo che gli sembrò un lungo abito nuziale. Scattò giù dal letto.
- Non muoverti di lì, torno subito.
S’infilò dei vestiti rapidamente, la baciò ed uscì lasciandola perplessa.
Tornò dopo pochi minuti. Aveva indossato la sua uniforme rossa da guerriero cyborg e stava armeggiando con il portachiavi della sua jeep. Smontò i due anelli che tenevano insieme le chiavi e con una forza non umana li modellò.
Isabel intuì e lo guardò sorpresa con occhi sgranati. Lui le sorrise.
- Aspetta!
Strappò la zanzariera che era sul letto e goffamente cercò di adagiarla sui capelli di lei.
Isabel rise divertita e si accomodò i capelli con quel velo improvvisato.
Lui la guardò innamorato, le prese la mano ed infilandole uno degli anelli improvvisati disse:
- Io, Punma, accolgo te Isabel, come mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
- Io, Isabel, accolgo te Punma, come mio sposo. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.
Sigillarono quelle promesse nel loro cuore con un bacio.
© 15/11/ 2014
Cyborg 009 Fanfiction di www.cyborg009.it è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported
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